Nel film Habemus Papam Nanni Moretti ha scelto la figura del Vicario di Pietro, nel momento della sua elezione, per descrivere un uomo oppresso dai dubbi e dalle incertezze dovute al senso di ineguatezza che lo assale. Per contraltare gli viene frapposto la figura di uno psicanalista afflitto dalla certezza di essere il migliore e dominato da un forte spirito di competizione. Lo stato psicologico di incertezza e di esitazione del protagonista determina un finale irrisolto, voluto dagli autori, che a mio avviso risulta un epilogo scontato di un film che gira intorno al tema proposto senza incidere più di tanto. I personaggi sono spesso solo abbozzati e a volte stereotipati come la coppia di psicanalisti. I cardinali strappano qualche sincera risata, ma rimangono una macchietta senz'anima. Le note positive del film vengono sopratutto dalla stupenda interpretazione di Michel Piccoli che mi ha ricordato il Dillinger è morto di Marco Ferreri. Solo un grande attore poteva descrivere in maniera essenziale il travaglio interiore del protagonista.
Fare un film sul senso di ineguatezza è progetto interessante, ma il lavoro risulta superficiale e poco coinvolgente. Sembra essere un altro film di Moretti fatto sopratutto per se stesso, senza tener conto del pubblico.
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