Francesco Marino
Storia ed Estetica della Musica 1
diploma accademico di II livello
Conservatorio "L. Refice" di Frosinone
Il Blues è un genere vocale e strumentale afro-americano nato dalla fusione di elementi musicali della tradizione nera con tratti di quella occidentale sviluppatosi negli ultimi decenni del XIX secolo. Il termine Blues deriva dalla locuzione “to feel blue” letteralmente sentirsi blu, ovvero esser malinconico. Il Blues era costituito da canti che traevano origine dalle work songs (di “hollers” e “arhoolies”, i neri che raccoglievano cotone e grano), canzoni di lavoro degli chiavi neri degli stati meridionali, in particolare dell’area del Mississippi, che intonavano songs di velata malinconia desunta quest’ultima anche dai testi. . I “work song” erano sincronizzati con il ritmo del lavoro, in cui venivano inseriti versi religiosi, e brevi allusioni alla condizione di schiavitù. Il canto nero presentava fin dall'inizio diverse anomalie rispetto ai canoni occidentali:
- I suoni emessi dai cantanti appartenevano a una varieta` di registri sconosciuta ai bianchi;
- il canto si svolgeva come un fenomeno collettivo, richiedeva la partecipazione e l'interazione di tutti attraverso il “call and response”, una pratica africana nota anche in molte altre musiche rituali dove il leader intona una frase alla quale un coro risponde con una frase analoga;
- l'ingrediente fondamentale era costituito dalla spontanea improvvisazione dei cantanti con canti mai ripetuti due volte nello stesso modo;
- Il canto non era accompagnato da alcuna strumentazione, soltanto dal battito di mani ("clapping").
I temi adottati nel testo sono attinti dalla vita quotidiana nuda e cruda, racconta senza pudore in poche parole. il blues non conosce l’idealismo dei bianchi: l’amore è sesso, non innamoramento, è un fatto fisico, che non rimanda a stati mentali (nostalgia, malinconia); la morte è fine della vita, non passaggio ad una vita nell’aldilà; la mitologia del bluesman è fatta di carceri e treni, campi e bar, strade polverose e paesi cadenti; è esistenziale perché è concepito per evocare uno stato d’animo, che è contemporaneamente esultante e afflitto, con storie costruite su quei temi della morte e dell’amore che sono tipici prodotti della civiltà sudista (portati al massimo splendore da scrittori come Faulkner). Temi nuovi si aggiungevano nel frattempo a quelli classici dell’amore, del lavoro e della morte. I più sfruttati erano: il treno (il mezzo che porta da una città all'altra e ha il sapore dolce-amaro della libertà), il carcere (il destino ineluttabile di tutti i poveri), la violenza (pane quotidiano degli emarginati), l’alcoolismo (il male volontario come sfida alla vita o come castigo perpetuo), e, in generale, la vita nel ghetto. Il testo non era più aperto, ma si chiudeva attorno a un fatto o a una metafora. Non era più un amalgama di citazioni. Il blues tendeva ad appartenere sempre meno alla tradizione e sempre più al suo autore.
Il blues è musica sociale, perché rappresenta un proletariato rurale depresso e rassegnato; secoli di oppressione fanno sì che il bluesman faccia ricorso all’artificio del “double talk”, il doppio senso, che ai bianchi ha sempre dato un’impressione di ambiguità e di sarcasmo. È una forma di codice cifrato, mediante il quale il nero si diverte a scambiare con i suoi “complici” messaggi che si suppongono proibiti dalla società bianca.
Il blues nasce dall’adattamento della scala musicale africana, fatta di cinque note, con quella occidentale costituita di sette suoni. L’indeterminazione del modo maggiore e minore è la principale caratteristica della blue notes che si ottiene con i gradi III e IV della scala maggiore abbassati di un semitono o di un microtono inferiore. Iblues ebbe già dall’inizio nel secolo XX uno schema formale prestabilito: 12 misure basate armonicamente su accordi di tonica, sottodominante e dominante (I, IV e V grado) con strofe su tre versi di cui il primo ripetuto, distribuite, musicalmente, in quattro battute ciascuno. Poiché ai suoi albori, ed in seguito, il Blues è di carattere improvvisatorio, non solo sotto l’aspetto esecutivo ma anche testuale, la struttura strofica che prevalse fu quella AAB.
Il blues rimaneva comunque una musica ad uso e consumo dei soli neri ma, il movimento demografico causato dal boom economico di diverse regioni che interessò anche la gente di colore, contribui` a diffondere il genere in tutta la Nazione. Si diffuse così una figura di moderno trovatore nero, il “songster”, il cantante-chitarrista itinerante. È suo il merito storico di aver adattato gli holler alla struttura della ballata. Quando, dopo l’emancipazione, venne a mancare il luogo di raccolta (piantagione o chiesa) in cui comunicare il proprio malessere agli altri, il nero inventò un interlocutore virtuale nella chitarra. La chitarra era lo strumento ideale per una musica che doveva soprattutto “raccontare”. Solo l’armonica poteva competere col potere comunicativo della chitarra.
Per la popolazione di colore vita sociale e vita musicale sono sempre state intimamente legate. Più che di “stili” musicali si deve perciò parlare di “pratiche” musicali che agli albori del nuovo secolo queste erano di tre tipi: Domestico (Riempivano il tempo delle gite o delle feste, nelle baracche o all’aperto, con il tema predominante del sesso); Lavoro (dopo l’emancipazione e l’emigrazione i canti di lavoro del nero contemplano attività più varie); Religioso. Quest’ultimo interessantissimo in quanto tratta di cerimonie, pagane nello spirito anche se cristiane nelle preghiere, che univano al canto corale, uno spasmodico bisogno di movimento, e quindi danze rituali con contorsioni “indecenti”. Il fervore mistico era proporzionale all’intensità e alla velocità del ritmo, scandito battendo le mani e i piedi. Le melodie conservano ancora il loro carattere fondamentalmente antifonale. Non ci sono dubbi che lo scopo sociale del blues fosse innanzitutto quello di comunicare; l’iterazione strofica serviva a ribadire il concetto, la progressione armonica incitava a una partecipazione emotiva, la fascia di tolleranza tonale e ritmica suggeriva diversi modi di esecuzione. Tutti i grandi bluesman esercitarono lavori umili, anzi umilissimi senza eccezioni. Gli unici neri che passavano la vita interamente a suonare erano i mutilati e i ciechi, che dovevano guadagnarsi da vivere in questo modo. Spesso il musicista invalido si faceva accompagnare da un ragazzino che finiva per diventare suo allievo. Gran parte delle conquiste tecniche di questo genere vennero tramandata così.
Alla fine dell'Ottocento il folk nero si diffondeva principalmente grazie ai “medicine show”, i carri ambulanti corrispondenti alle moderne compagnie di varietà. In origine questi carri appartenevano a “dottori” che giravano le zone rurali interne per vendere le loro “medicine” (spesso soltanto alcool). Questi “doctor”, per attrarre un po’ di pubblico, obbligavano i propri apprendisti (quasi sempre di colore) a esibirsi in canzoni e balli. Con il passare del tempo i “medicine show” divennero delle vere e proprie carovane di troupe di musicisti, maghi, acrobati e ballerini.
I primi brani pubblicati furono Dallas Blues di H.A. Wand e Memphis Blues di W.C. Handy entrambi editi nel 1912 costituendo di fatto, oltre che alla diffusione commerciale del Blues, quel processo di cristallizzazione durato oltre un cinquantennio, con inizio con l’abolizione della schiavitù.
La storia del Blues è connessa con le vicende socio-politiche dei neri statunitensi con differente funzione che il Blues singer (cantante di Blues) venne ad assumere nei differenti contesti sociali ed economici.
Distingueremo, pertanto, il country Blues (di estrazione rurale) dal city blues (urbano), più esposto, quest’ultimo, alle oscillazioni del mercato dello spettacolo.
La ricostruzione della storia del blues è legata, come tutte le manifestazioni di cultura orale, all’incisione su nastro o su disco delle fonti.
- I suoni emessi dai cantanti appartenevano a una varieta` di registri sconosciuta ai bianchi;
- il canto si svolgeva come un fenomeno collettivo, richiedeva la partecipazione e l'interazione di tutti attraverso il “call and response”, una pratica africana nota anche in molte altre musiche rituali dove il leader intona una frase alla quale un coro risponde con una frase analoga;
- l'ingrediente fondamentale era costituito dalla spontanea improvvisazione dei cantanti con canti mai ripetuti due volte nello stesso modo;
- Il canto non era accompagnato da alcuna strumentazione, soltanto dal battito di mani ("clapping").
I temi adottati nel testo sono attinti dalla vita quotidiana nuda e cruda, racconta senza pudore in poche parole. il blues non conosce l’idealismo dei bianchi: l’amore è sesso, non innamoramento, è un fatto fisico, che non rimanda a stati mentali (nostalgia, malinconia); la morte è fine della vita, non passaggio ad una vita nell’aldilà; la mitologia del bluesman è fatta di carceri e treni, campi e bar, strade polverose e paesi cadenti; è esistenziale perché è concepito per evocare uno stato d’animo, che è contemporaneamente esultante e afflitto, con storie costruite su quei temi della morte e dell’amore che sono tipici prodotti della civiltà sudista (portati al massimo splendore da scrittori come Faulkner). Temi nuovi si aggiungevano nel frattempo a quelli classici dell’amore, del lavoro e della morte. I più sfruttati erano: il treno (il mezzo che porta da una città all'altra e ha il sapore dolce-amaro della libertà), il carcere (il destino ineluttabile di tutti i poveri), la violenza (pane quotidiano degli emarginati), l’alcoolismo (il male volontario come sfida alla vita o come castigo perpetuo), e, in generale, la vita nel ghetto. Il testo non era più aperto, ma si chiudeva attorno a un fatto o a una metafora. Non era più un amalgama di citazioni. Il blues tendeva ad appartenere sempre meno alla tradizione e sempre più al suo autore.
Il blues è musica sociale, perché rappresenta un proletariato rurale depresso e rassegnato; secoli di oppressione fanno sì che il bluesman faccia ricorso all’artificio del “double talk”, il doppio senso, che ai bianchi ha sempre dato un’impressione di ambiguità e di sarcasmo. È una forma di codice cifrato, mediante il quale il nero si diverte a scambiare con i suoi “complici” messaggi che si suppongono proibiti dalla società bianca.
Il blues nasce dall’adattamento della scala musicale africana, fatta di cinque note, con quella occidentale costituita di sette suoni. L’indeterminazione del modo maggiore e minore è la principale caratteristica della blue notes che si ottiene con i gradi III e IV della scala maggiore abbassati di un semitono o di un microtono inferiore. Iblues ebbe già dall’inizio nel secolo XX uno schema formale prestabilito: 12 misure basate armonicamente su accordi di tonica, sottodominante e dominante (I, IV e V grado) con strofe su tre versi di cui il primo ripetuto, distribuite, musicalmente, in quattro battute ciascuno. Poiché ai suoi albori, ed in seguito, il Blues è di carattere improvvisatorio, non solo sotto l’aspetto esecutivo ma anche testuale, la struttura strofica che prevalse fu quella AAB.
Il blues rimaneva comunque una musica ad uso e consumo dei soli neri ma, il movimento demografico causato dal boom economico di diverse regioni che interessò anche la gente di colore, contribui` a diffondere il genere in tutta la Nazione. Si diffuse così una figura di moderno trovatore nero, il “songster”, il cantante-chitarrista itinerante. È suo il merito storico di aver adattato gli holler alla struttura della ballata. Quando, dopo l’emancipazione, venne a mancare il luogo di raccolta (piantagione o chiesa) in cui comunicare il proprio malessere agli altri, il nero inventò un interlocutore virtuale nella chitarra. La chitarra era lo strumento ideale per una musica che doveva soprattutto “raccontare”. Solo l’armonica poteva competere col potere comunicativo della chitarra.
Per la popolazione di colore vita sociale e vita musicale sono sempre state intimamente legate. Più che di “stili” musicali si deve perciò parlare di “pratiche” musicali che agli albori del nuovo secolo queste erano di tre tipi: Domestico (Riempivano il tempo delle gite o delle feste, nelle baracche o all’aperto, con il tema predominante del sesso); Lavoro (dopo l’emancipazione e l’emigrazione i canti di lavoro del nero contemplano attività più varie); Religioso. Quest’ultimo interessantissimo in quanto tratta di cerimonie, pagane nello spirito anche se cristiane nelle preghiere, che univano al canto corale, uno spasmodico bisogno di movimento, e quindi danze rituali con contorsioni “indecenti”. Il fervore mistico era proporzionale all’intensità e alla velocità del ritmo, scandito battendo le mani e i piedi. Le melodie conservano ancora il loro carattere fondamentalmente antifonale. Non ci sono dubbi che lo scopo sociale del blues fosse innanzitutto quello di comunicare; l’iterazione strofica serviva a ribadire il concetto, la progressione armonica incitava a una partecipazione emotiva, la fascia di tolleranza tonale e ritmica suggeriva diversi modi di esecuzione. Tutti i grandi bluesman esercitarono lavori umili, anzi umilissimi senza eccezioni. Gli unici neri che passavano la vita interamente a suonare erano i mutilati e i ciechi, che dovevano guadagnarsi da vivere in questo modo. Spesso il musicista invalido si faceva accompagnare da un ragazzino che finiva per diventare suo allievo. Gran parte delle conquiste tecniche di questo genere vennero tramandata così.
Alla fine dell'Ottocento il folk nero si diffondeva principalmente grazie ai “medicine show”, i carri ambulanti corrispondenti alle moderne compagnie di varietà. In origine questi carri appartenevano a “dottori” che giravano le zone rurali interne per vendere le loro “medicine” (spesso soltanto alcool). Questi “doctor”, per attrarre un po’ di pubblico, obbligavano i propri apprendisti (quasi sempre di colore) a esibirsi in canzoni e balli. Con il passare del tempo i “medicine show” divennero delle vere e proprie carovane di troupe di musicisti, maghi, acrobati e ballerini.
I primi brani pubblicati furono Dallas Blues di H.A. Wand e Memphis Blues di W.C. Handy entrambi editi nel 1912 costituendo di fatto, oltre che alla diffusione commerciale del Blues, quel processo di cristallizzazione durato oltre un cinquantennio, con inizio con l’abolizione della schiavitù.
La storia del Blues è connessa con le vicende socio-politiche dei neri statunitensi con differente funzione che il Blues singer (cantante di Blues) venne ad assumere nei differenti contesti sociali ed economici.
Distingueremo, pertanto, il country Blues (di estrazione rurale) dal city blues (urbano), più esposto, quest’ultimo, alle oscillazioni del mercato dello spettacolo.
La ricostruzione della storia del blues è legata, come tutte le manifestazioni di cultura orale, all’incisione su nastro o su disco delle fonti.
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