Valpiana e il miracolo del formaggio
Francesko Baldi, un video sulla più mitica della malghe
di Renzo M. Grosselli
Francesko Baldi, un video sulla più mitica della malghe
di Renzo M. Grosselli
Il flauto e il vento, con le nubi a camminare nel cielo. Inizia così il video «Valpiana», regia di Francesko Baldi. E finisce, quasi, con una breve frase di Francesco, il malgaro: «Noi piccoli non ci guardano, se va avanti così la montagna è persa». Il flauto, fatto di solitudine, ad iniziare il racconto della montagna. Che è il racconto di tutte le montagne nostre. Il flauto nel vento, con le nubi in veloce cammino. E rocce e l'ultima neve. L'aria allora, su cui si raccolgono i prati e le poche costruzioni di una malga. Valpiana, val Calamento, più di 1.800 metri sul livello del mare ed una proprietà diversa. Qui i padroni, che ci hanno investito nel corso dei decenni, sono della famiglia Buffa di Castell'Alto, nobiltà di Telve Valsugana. Poi viene l'acqua, fatta di neve dapprima, poi figlia di piogge montane, di fulmini e scrosci. E va giù l'acqua, per le spalle del monte, gli corre sui reni, raggiunge i polpacci della montagna. E corre e si fa ruscello e poi più grande ancora. Coi suoi giochi, l'acqua, i saltelli e gli sciacquii ma anche i ciottoli, coi loro colori diversi. E viene il prato, le margherite e quei fiori che paiono grandi papaveri, ma gialli non rossi. La musica ora, bretone, ad accompagnare la videocamera che si fa d'erba, s'inverdisce. Una lunga ferita sul monte C'è una lunga ferita che si apre sul monte ed è la prateria dove giace Valpiana. La malga che quieta la musica e libera, invece, suoni di campanacci. Perché è l'estate e gli animali stanno lassù e sono le capre, coi campanelli, e le mucche con i campanacci e qualche cavallo che se ne va libero perché i cavalli sono come il vento e se anche li prendi, li tieni per poco e poi corrono via. Sono muggiti, belati, nitriti, versi che vengono dritti dalla nostra infanzia. Ma lassù, a Valpiana, avverti anche delle voci di bimbi prima del silenzio. È il silenzio che annuncia l'arrivo sull'Alpe di Francesco e di Angelina. C'è ordine con loro, c'è anche pulizia. « Quanti ani gavévo? Quindici. Sempre con le bestie. Una malga buona Valpiana, come erba. Come pascoli. Qua il burro diventa giallo, anche il formaggio. Qui e anche a Montalon. Ma non più in basso. Ma c'è poca acqua» dice il malgaro, il casaro, dice Francesco che da una vita fa il formaggio. Il verde è bellissimo, come di una donna che abbia fatto i vent'anni e si mostri nella sua perfetta maturazione, prima di ogni decadenza, nel momento stesso in cui la clorofilla le ha aperto il sorriso al giorno, le ha modellato il seno. E Francesco, Francesco di Valpiana: «Il formaggio da un giorno all'altro non è eguale. Cambia di giorno in giorno. Ma anche le stesse forme che faccio in un giorno sono diverse, il sapore cambia da una forma all'altra, da un giorno all'altro». Perché è la magia del formaggio. Quanto è lontano quel mercato che, come ci disse un giorno quel funzionario provinciale, garantisce una qualità costante ma anche l'assoluta igienicità e «porta il nostro nome nel mondo». No: tutto ma non questo, il nostro nome è Malga Preghena, nella montagna di Non, o Setteselle, qui vicino, a questo nome noi rispondiamo per sangue e per spirito libero. Ogni forma di formaggio nel firmamento delle malghe ha il suo sapore: perché ogni forma è una vacca, sono due vacche o tre vacche e le erbe soprattutto, quelle di quel giorno e di quel sole, con o senza i fiori. Questa è Valpiana. Anche. Un vecchio uomo e con lui una vecchia signora. Lei è Angelina, è la donna di Francesco e li vedi trattare il latte. Lui applicare la mungitrice elettrica alle mammelle grosse e sugose della vacche. Poi lei e lui che versano il latte, che trattano la panna, che lavorano e, alla fine, prepareranno il burro e il formaggio. Come ogni anno da tanti anni. Nel cielo terso del Lagorai. Nel cielo annerito e infuriato del Lagorai. Che noi cantiamo fino a che resterà la voce nella nostra gola. Spacca la legna Francesco e Angelina prepara il fuoco e su quel piccolo fuoco viene portata l'enorme «calgiéra» colma di latte. Francesco è sbarbato, bello, lo filmano oggi. Ed è sempre la musica bretone che accompagna la montagna e il formaggio che si fa, piano. La mano esperta di Francesco va giù nel latte tiepido e raccoglie i primi grumi, li porta alla bocca. Poi le sue mani raccolgono il formaggio, grande e freschissimo. Perché Valpiana è il miracolo del formaggio. Lei, Angelina, lavora al burro nella cavalcata della musica bretone. Ricorda Francesco: «Mi dissero che c'era una brava ragazza in Calabria. Venga subito o parte. E sono andato là e in tre giorni eravamo sposati. Ho comperato terra, trattori. Ho tre figli. Abbiamo lavorato tanto ma erano anni buoni. Oggi guardano solo ai grandi. Noi piccoli non ci guardano. Se va avanti così la montagna è persa». E sarebbe perso il Trentino. «Sono nato nel 1956. - dice Francesco Baldi, l'altro Francesco, il regista - Non a Telve, terra di mio padre, ma a Montichiari, Brescia. Casualmente. È il paese di mia madre ma non lo sento come un luogo mio. Mia nonna era levatrice e io e mia sorella siamo nati lì perché la mamma voleva farci nascere assistita dalla nonna. Fatti in casa». Quindi, di dove sei Francesco Baldi? «Apolide. Abito a Roma ma ho sempre avvertito che le mie radici sono in Trentino». Poi un pensiero: «Coi genitori facevo sempre le vacanze in val Calamento da piccolo. Poi ho iniziato ad andarci da solo, con gli amici. Radici valsuganotte». Perché questo video su Malga Valpiana, voluto dalla «pasionaria», Laura Zanetti, e dalla Libera Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai? «Malga Valpiana fa parte della mia vita. Una delle più classiche passeggiate delle mie estati, prima con papà, poi con la mia ragazza. Quasi come un rito andarsene su a piedi, ben prima che ci fosse la strada. Ecco, ora ho girato un video come fosse un pezzo della mia vita. Già in passato, ogni volta che il lavoro me lo permetteva, inserivo queste zone nelle mie opere. Con mio padre, Marcello Baldi (ndr, il regista del documentario «Italia K2» ma anche di grandi successi di cassetta, film con Jack Palance e Gina Lollobrigida, poi grande documentarista), facemmo una puntata di "Italia in bicicletta" su Rai3 e io nel quinto itinerario inserii Calamento e Malga Valsolero». La sua professione non è quella di filmaker . «Io mi occupo sia di musica che di video e immagine. La mia attività quotidiana è quella di insegnante nel conservatorio di Frosinone. Insegno flauto al corso tradizionale e da tre anni, dopo la riforma, a livello universitario insegno Storia della musica rock , l'unica cattedra in Italia». C'è una giustizia mefistofelica che regge le sorti del mondo: solo un insegnante di rock poteva cantare così Malga Valpiana. «In passato ho fatto comunque vari lavori che univano musica e immagine. Il progetto Valpiana, ad esempio, è pensato come una suite musicale. La prima parte è ambientale, poi la montagna, l'aria, l'acqua, i fiori, le malghe. La seconda parte su Valpiana, la vita di Francesco e Angelina, la lavorazione del formaggio, il cane Stella. Nel finale, le conclusioni di Francesco». Cosa ha fatto Baldi con il video, in passato? «Video artistici sperimentali, con musica e teatro, lavori di ricerca. Poi ho fatto l'aiuto regista e il regista, anche per la televisione». Suo padre è un monumento. Immaginiamo anche scomodo per lei. «Soprattutto in Trentino. Là lui è per tutti il regista trentino quindi quando si parla di Baldi... Ma io posso dire di aver fatto delle belle esperienze con lui».
Questo video, prodotto da Thomas Torelli, montaggio di Roberto Borrello e fotografia di Luca Silvagni, sarà proiettato al «TrentoFilmFestival», edizione 2007. «Certamente si tratterà di una occasione, di una apertura. Il nostro lavoro è stato portato avanti con finanziamenti europei, pochi soldi quindi. Ma c'era anche un accordo col produttore, Torelli, che avrebbe potuto costituire l'inizio di una serie di ritratti di gente delle Alpi, lo scultore in legno, la guida... Vedremo il responso della gente». Il video è firmato «Francesko». «Un vezzo, uso sempre la K quando firmo lavori che mi paiono importanti, che mi legano alle mie radici». C'è la neve adesso lassù, a Valpiana. Anzi, è appena nevicato. E sono altri gli animali che vi lasciano tracce: il camoscio e la volpe, la lepre e lo scoiattolo. Ma verrà la prima estate e quella montagna si riempirà di muggiti e belati. E qualche nitrito. Fino a quando ci saranno Francesco e Angelina a tenere alta la nostra bandiera. Che è una bandiera d'erbe e di formaggi. Ogni giorno diversi. E con quel sapore che è anche di «legne» e di fumo.
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