domenica 25 aprile 2010

solidarietà per Alfredo Gasponi

Documento di solidarietà al critico Alfredo Gasponi del Consiglio Accademico del Conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone
Il Consiglio Accademico del Conservatorio "Licinio Refice" di Frosinone, in merito al recente pronunciamento di un tribunale competente, interpretando anche l'intenzione manifestata da numerosi docenti del nostro istituto, esprime la piena solidarietà nei confronti del prof. Alfredo Gasponi che per oltre venti anni è stato un apprezzato docente di storia della musica presso il nostro conservatorio. In tale funzione il prof. Gasponi ha sempre rilevato competenza ed equilibrio, qualità per le quali si è segnalato come critico musicale esternando da sempre, fra l'altro, nelle pagine de "Il Messagero" la sua più che lusinghiera considerazione della professionalità dell'orchestra di Santa Cecilia. Il Consiglio Accademico del Conservatorio di Frosinone si associa al documento del Collegio dei professori del Conservatorio "Santa Cecilia" di Roma, ribadendo l'esigenza di una piena affermazione del diritto alla libertà di stampa e di pensiero e autorizzando la massima diffusione del presente documento.
Foto dell'articolo del 9 marzo 1996 de "Il Messaggero" per il quale il critico Alfredo Gasponi è stato condannato in appello a risarcire l’Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia con una cifra di 486.000 euro per avere redatto un'intervista al direttore Wolfgang Sawallisch richiamata in prima pagina col titolo “A Santa Cecilia non sanno suonare”.

mercoledì 14 aprile 2010

Monti Bükk e Alti Tatra

Recentemente mi sono rivisto con Flavio e Rosalba con i quali avevo perso i contatti per un po' di tempo. Nel rievocare gli anni passati ho constatato che Flavio non ricordava il nostro viaggio negli Alti Tatra. Tornato a casa mi sono quindi messo alla ricerca delle diapositive che avevo fatto all'epoca ed ho ricostruito quel viaggio dell'estate del 1984.
Durante quella estate Rosalba era andata a Budapest per fare un corso di formazione sul metodo Kodaly. L'innamoratissimo Flavio volle raggiungerla e mi chiese di accompagnarlo. Partimmo con il mio mitico "Fiorino", attrezzato con due brandine per la notte. Arrivati a Budapest decidemmo per il fine settimana di fare una gita con Rosalba e una sua compagna di corso ai Monti Bükk. I monti Bükk (letteralmente in ungherese significa "faggio") si trovano nel nord-est dell'Ungheria e fanno parte dei Rilievi precarpatici settentrionali che costituiscono il margine più meridionale dei Carpazi Occidentali Interni, con più di 20 picchi più alti di 900 metri. La maggior parte del territorio dei monti Bükk fa parte del Parco Nazionale di Bükk.

Per nostra gioia e degli altri turisti c'era un trenino panoramico che partendo da Szilvàsvàrad consentiva di attraversare tutto il Parco e di visitare i luoghi di maggiore interesse. Abbiamo quindi potuto ammirare la valle del torrente Szalajka, lunga 5 km, dove il fiume scende formando una spettacolare cascata. Mi ricordo che prima di andarcene abbiamo visitato la città di Eger dove, una domenica pomeriggio con tanto di festa, per tutta la città si sentivano solo le nostre italiche voci. Tornati a Budapest abbiamo lasciato Rosalba al suo corso e ci siamo diretti verso la Slovacchia per proseguire il nostro viaggio alla volta degli Alti Tatra.

Il Vysoké Tatry (Alti Tatra) è una catena montuosa slovacca che possiede le stesse caratteristiche geologiche delle Alpi. Strette creste rocciose si innalzano su ampie valli glaciali con pareti a strapiombo, mentre i pendii più bassi sono coperti da una fitta foresta di conifere. La bellezza naturale di questa zona relativamente piccola (260 kmq) è esaltata dalla presenza di 30 valli, di circa 100 laghi glaciali e di numerosi torrenti. Una rete di sentieri per escursioni a piedi permette di raggiungere tutte le vallate e molti picchi. Nel parco sono presenti cervi, caprioli, cinghiali, orsi, camosci e marmotte, ma noi abbiamo solo visto scoiattoli che mangiavano caramelle dalle mani dei turisti. Dato che non avevamo caramelle, Flavio ne ha avvicinato uno fingendo di offrirgliene qualcuna ed è stato prontamente morso alla mano dallo scoiattolo risentito. Purtroppo abbiamo potuto fare solo una escursione, perché Flavio non era venuto attrezzato per il trekking (il suo pensiero era sempre rivolto alla sua bella Rosalba e non aveva pensato ai suoi piedi). Gli prestai un paio delle mie scarpe che erano di due numeri superiori alla sua misura, fu per lui una vera tortura! Ho quindi scelto di andare al laghetto Popradské pleso (m. 1494) dove, nei pressi, si trova il suggestivo cimitero simbolico che è formato da una caratteristica cappella e da decine di croci di legno di Detva. Il cimitero è dedicato a tutte le persone cadute sugli Alti Tatra.